Razzismo Umano – Perché abbiamo deciso di dividerci?

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Il razzismo è la più grave minaccia dell’uomo verso l’uomo:
il massimo dell’odio per una ragione minima
Abraham J. Heschel, rabbino e filosofo polacco

Nonostante l’umanità si giudichi come più avanzata che mai, siamo testimoni di episodi di razzismo ovunque, dal bullismo verso il bambino di colore perpetrato da parte dei suoi compagni di classe, a guerre e stragi portate avanti in nome delle differenze di religione. Anche in Italia stiamo assistendo ad un’ondata di razzismo e odio senza precedenti verso i migranti ed altre etnie, spesso fomentata da partiti politici che inneggiano alla “razza italica”.
Ironico, se pensiamo che gli individui della popolazione italiana possiedono un corredo genetico estremamente variegato. Ad esempio le differenze osservate nel DNA tra abitanti di vicini paesi veneti o sardi sono tra loro 30 volte maggiori di quelle osservate fra persone di nazionalità portoghese e ungherese (o spagnola e rumena), popolazioni estremamente distanti le une dalle altre.
Parlare quindi di “razza italica” è alquanto scorretto, nonché ridicolo.
Senza contare come vari studi abbiano ormai dimostrato che la variabilità genetica fra persone di diverse etnie non è abbastanza alta da giustificare il termine “razze umane”. Le differenze cominciano ad essere statisticamente sensibili solo quando si prendono estesi gruppi di popolazioni, solitamente a livello continentale, come ad esempio Eurasiatici e Africani, mentre le differenze fra individui di diverse nazioni, spesso utilizzate come riferimento geografico per la divisione in razze, sono minime. (1)
Ma per quale motivo allora l’uomo ha una così innata tendenza a dividere gli esseri umani in categorie, basandosi su differenze non significative come il colore della pelle? Per quale motivo riteniamo il gruppo di persone a cui apparteniamo migliore degli altri?
Si potrebbe pensare che il razzismo si inneschi proprio a causa delle caratteristiche (culturali, fisiche, ideali, religiose ecc.) che differenziano i gruppi. Ma non è così. Le interazioni fra queste tipologie di raggruppamenti sono troppo recenti nel tempo per poter scatenare un pregiudizio così radicato. Quando incontriamo persone di altre etnie infatti, lo stimolo alla discriminazione parte molto velocemente nel cervello, addirittura ancor prima che la nostra coscienza abbia avuto il tempo di elaborare la situazione.
Questo perché l’istinto razzista sembrerebbe originarsi in parti del nostro cervello più antiche rispetto a quelle del ragionamento moderno, suggerendo un meccanismo più semplice ed automatico, per cui le differenze tra gruppi non sono la causa, bensì una giustificazione.

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