Naturalmente falso – 5 bugie sul “naturale”, Bio, Chilometro-zero e co.

Shelf with fruits on a farm market

Pubblicità: la scienza del bloccare l’intelligenza umana
quanto basta per poterne trarre profitto.
– Stephen P.H.B. Leacock,  esperto di scienze politiche e scrittore –

Se c’è qualcosa di estrema importanza nel mondo delle vendite e nella commercializzazione di prodotti, quello è il marketing.
E il marketing ha un solo scopo: Vendere. Vendere, a qualsiasi costo.
Niente di nuovo. Tutti lo sappiamo, tutti lo accettiamo. Sono le regole del mercato e, in fondo, uno dei motori che permettono all’industria di girare. E’ giusto che una azienda possa pubblicizzare in maniera aggressiva il proprio prodotto, se ritiene che esso sia migliore di quello delle aziende concorrenti. Così come è giusto trasformare in “bello” l’oggetto, per renderlo più appetibile all’acquisto, anche se il miglioramento estetico non modifica minimamente l’efficacia del prodotto e quindi non sia, di fatto, un vantaggio per il consumatore. Ne sono un esempio i produttori di profumi, che investono moltissimo nel design dei flaconi; benché l’involucro del profumo non faccia alcuna differenza sulla fragranza stessa, sanno bene che l’impatto visivo della confezione giocherà un ruolo chiave nella scelta del cliente.
Queste piccole “bugie” sono ormai così accettate, che talvolta ce ne dimentichiamo. Ed è qui che la cosa si fa pericolosa.
Perché perdendo l’occhio critico e fidandoci ciecamente delle informazioni che ci vengono trasmesse, diventiamo facilmente ingannabili dagli specchietti per allodole. Inoltre, col tempo la situazione è andata peggiorando, poiché adesso le aziende non si limitano più a dichiarare quanto è buono il proprio prodotto, ma sono pronte a dichiarare quanto sia “cattivo” quello degli altri.
Questo stratagemma detto “Demonizzazione“, usato moltissimo in politica,  si basa su di un principio molto semplice: noi siamo i buoni, gli altri sono i cattivi.
Lo scopo è quello di far sentire il cliente nella squadra dei giusti e corretti, affinché si senta migliore nell’utilizzare quel determinato prodotto. Logicamente, nessuno dichiara apertamente quale sia l’azienda o il prodotto “cattivo”, poiché dovrebbero fornire le prove di ciò che affermano oppure incappare in problemi legali. Descrivendo però semplicemente i pesticidi chimici come pericolosi per l’ambiente, automaticamente formeranno in voi l’idea che i coltivatori che ne fanno utilizzo non abbiano a cuore l’ambiente.

Da qualche decennio si è sviluppata la cosiddetta corrente “Bio” e/o “Naturale” nella filiera alimentare, che sottolinea quanto questo metodo di coltivazione sia più sano che nutriente, sia per l’uomo che per l’ambiente. Ma siamo sicuri che il Bio sia onesto con noi consumatori? Davvero tutto ciò che è “bio” è migliore per l’uomo? Oppure qualcuno potrebbe sfruttare questo desiderio comune di aiutare l’ambiente e sentirci bene con noi stessi, per lucrare alle spalle nostre e dell’ecosistema?
Vi presento quindi 5 paradigmi che, forse, cambieranno il modo in cui vedete i prodotti Bio e “Naturali” (virgolettato d’obbligo). La prima domanda tocca un argomento molto più generale e servirà per introdurre un concetto chimico semplice, ma spesso sconosciuto a molti.

1. Le sostanze naturali sono migliori di quelle prodotte artificialmente.zucchero

FALSO. Guardate bene l’immagine riportata qui sopra. Si tratta di due molecole di saccarosio, il comune zucchero utilizzato in cucina.
La molecola a sinistra è saccarosio di provenienza naturale, ad esempio ricavato dalla canna da zucchero.
Quella a destra è anch’essa una molecola di saccarosio, sintetizzata artificialmente in laboratorio, a partire da una qualsiasi sostanza adatta allo produzione.

Cercate di trovare le differenze tra la molecola naturale e quella sintetica.

Non ne trovate? Beh, perché non ce ne sono. Le sostanze pure infatti non possono essere caratterizzate per la loro origine. Potremmo sintetizzare lo zucchero a partire dal petrolio, tramite complesse trasformazioni chimiche e, alla fine, quello che otterremmo sarà sempre e comunque zucchero, cioè quella precisa struttura di atomi di carbonio, ossigeno e idrogeno in quel particolare ordine e quantità (6 atomi di carbonio, 12 di idrogeno e 6 di ossigeno). La realtà (e quindi il nostro corpo) non è in grado di distinguere fra le due molecole, poiché le molecole e gli atomi non contengono informazioni sulla loro origine. Il nostro organismo (e nessun sistema di analisi) non è in grado di distinguere una sostanza “naturale” da una “artificiale”. L’appellativo “naturale” è stato infatti creato dall’uomo, per distinguere molto semplicisticamente quali sostanze erano già presenti al mondo prima del suo arrivo (naturali) e quali invece fossero state prodotte solo dopo l’avvento della chimica e della ricerca (artificiali).

Perché allora si spinge tanto verso il “naturale”, se non vi sono differenze? Semplicemente perché è un mercato fruttifero. Stiamo parlando, solo nell’ambito alimentare, di una torta di più di 2 miliardi di euro in Italia (stima Ismea). Basta confrontare il prezzo a cui è venduto un prodotto Bio con quello di un equivalente tradizionale, più basso, e possiamo subito capire come mai questo mercato sia così goloso e perché molti produttori vi si stiano buttando a capo fitto, sfruttando anche gli incentivi messi a disposizione dello Stato. Questa gran quantità di denaro, ha attirato ovviamente anche produttori senza scrupoli (vedi la puntata di report “Bio illogico“).

Quindi dovremmo abbandonare tutto ciò che è prodotto dalla natura e sintetizzare ogni alimento conosciuto in laboratorio? Anche qui è necessario fare una precisazione…

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